Sotterranei Sonori
Blog settimanale di informazione musicale

THE CHAP - "Well Done Europe"

06:02
Cosa dire dei The Chap? Beh, per prima cosa direi che mi erano del tutto sconosciuti. Dopo una piccola e breve ricerca quindi, scopro che sono inglesi, che "Well Done Europe" è il loro quarto album, che la loro musica è una miscela di pop, rock ed elettronica e che la loro filosofia sposa un po in restrospettiva le avanguardie artistiche del novecento ma anche il Monthy Python. Volendo proprio metterla in termini brutali, potrebbero assomogliere ad Elio e le Storie Tese che suonano gli album di Battisti/Panella. Tanto per far degli esempi, sul loro sito si può trovare un assaggio dell'intero album compresso in tre minuti e mezzo, e per accompagnare questa idea, fanno la stessa cosa con i testi, comprimendoli in una serie di lettere che formano nient'altro che dei lughi codici fiscali. Il nonsense, insomma, come espressione, il gesto come forma, e la forma come sostanza. E la musica? E' decisamente interessante, in bilico tra il pop scansonato e dissonanze avanguardistiche, in cui si mescolano l'elettronica intelligente, riff di chitarra quasi rock, bassi slappati in chiave funky e testi criptici tra citazioni mondane e dissacranti bozzetti politicamente scorretti. Una bella aggiunta al catalogo di gruppi da tenere presenti, anche perchè sembra che dal vivo siamo assolutamente imperdibili. Purtroppo in Italia sono già venuti a Maggio.
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MENOMENA - "Mines"

04:32
I Menomena sono un gruppo americano di Portland (Oregon) alla loro terza prova discografica (se escludiamo "Under an Hour" composto per un balletto e contenente solo tre lunghi  pezzi strumentali). "Mines" arriva dopo ben tre anni di distanza dal precedente "Friend and Foe", l'album che gli ha dato una certa notorietà, almeno oltreoceano. La caratteristica principale della loro musica  è costituita da continue invenzioni negli arraggiamenti, una sorta di scomposizione del canone pop e ricomposizione  in una dimensione alternativa. Ad aiutarli in questa operazione, i Menomena si avvalgono di un programma per il computer da loro stessi inventato che campiona i loro riffs fino a che trovano qualcosa di buono da tenere e su cui lavorare. Sebbene tutto questo faccia pensare ad una band altamente sperimentale, il risultato del loro lavoro è ancora altamente strutturato all'interno della forma canzone. Il loro nuovo lavoro "Mines" lo è ancora di più di "Friend and Foe". Sebbene il cantato ricorda a volte quello di Damon Albarn dei Blur, il gruppo si muove negli stessi territori sonori dei TV on the Radio (e "BOTE" è certamente una traccia che avrebbe ben figurato in "Return to Cookie Mountain"), creando un affascinante intreccio di ritmi che oscillano tra il pop ed il funk, con una serie di strati musicali che sembrano apparire dal nulla e che tengono l'attenzione sempre alta in chi ascolta. Come al solito, le parole non riescono a rendere bene l'idea di cosa i Menomena sono in grado di creare, quindi non mi resta altro che sperare nella vostra curiosità di uscire dai soliti giri musicali per ascoltare qualcosa di fresco ed originale.
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I MIGLIORI ALBUM DELLA NOSTRA VITA

04:37
MARVIN GAYE
"What's Going On" (1971)

Oltre ad essere uno degli album più belli mai registrati della storia della musica popolare, "What's Going On" è l'album che segna una svolta personale importante nella carriera artistica di Marvin Gaye. Per tutti gli anni '60, Gaye è stato uno degli artefici della costruzione del suond della Motown, ma anche quello che ne ha sofferto di più la sua impostazione di fabbrica di successi da classifica. Quelli sfornati dalla ditta di Berry Gordy, infatti,  avevano delle regole ferree per quanto riguardava il ritmo, la durata, il tema delle canzoni. E poi c'era l'immagine del cantante, sempre perfetta ed elegante, quasi a voler far dimenticare a chi ascoltava e, soprattutto, vedeva, che si trattava di artisti di colore che avevano bene o male tutti alle spalle storie di povertà e degrado urbano dei ghetti delle grandi città americane. Marvin Gaye soffriva di queste restrizioni, avendo ambizioni più alte, e cercando una emancipazione personale che lo avrebbe aiutato ad esorcizzare i suoi fantasmi. Era un uomo molto competitivo a cui piacevano le sfide ed allo stesso tempo tanto fragile da sentirsi inadeguato persino sul palco. Con Barry Gordy instaurò un legame di amore e odio (rafforzato anche dal suo matrimonio con la sorella Anna Gordy di ben 18 anni più grande di Marvin) che in qualche modo rimpiazzava la figura del padre, quel padre al quale cercherà di dimostrare la sua valenza come uomo per tutta la vita trovandone invece la causa della sua morte.
Nel periodo che precede l'uscita di "What's Going On", Marvin Gaye andò incontro ad una serie di eventi traumatici che lo spinsero fino al punto di volersi ritirare dal mondo della musica. Sul finire degli anni '60, trovò una fertile collaborazione insieme a Tammi Terrell con la quale incise tre album e numerosi singoli da classifica. Il sodalizio durò poco però, perchè Tammi Terrell morì per un tumore al cervello nel 1970, e la scoperta della sua malattia avvenne durante un concerto in cui Tammi collassò sul palco tra le  braccia di Marvin. A questo evento che segnò profondamente Marvin, si aggiunse il fallimento del suo matrimonio che lo spinsero in una profonda depressione e soprattutto nella sopravvenuta consapevolezza di non voler più essere il cantante dell' "amore" stile Motown.  La sua determinazione a non cantare più dal vivo dopo la morte di Terrell, lo indussero persino a provare a diventare un giocatore di football professionista con i Detroit Lions, ma senza successo. Proprio in questo periodo, il ritorno del fratello dal fronte di guerra del Vietnam ed i suoi racconti su quello che aveva visto durante il conflitto, danno l'idea a Marvin Gaye di comporre e registrare la canzone "What's Going On" con l'aiuto di Renaldo Benson dei Four Tops. La canzone incontrò il rifiuto di Gordy ed a quel punto Gaye si rifiutò di registrare qualsiasi altra cosa, minacciando anche di non voler più incidere con la Motown. Il singolo fu pubblicato e ebbe un successo talmente forte, che farlo seguire da un album fu obbligatorio. Marvin Gaye allora la spuntò ancora una volta e produsse l'album che lo avrebbe fatto entrare nel novero degli "Artisti" con la A maiuscola. Non solo il disco era privo di qualsiasi riferimento all'amore romantico, ma affrontava in una sorta di concept, temi importanti di attualità come la guerra, l'ecologia, la droga, la vita nei ghetti, il tutto farcito dalla consapevolezza che l'unica via di salvezza era l'amore verso gli altri seguendo l'insegnamento di Cristo. Ma oltre che tematicamente, il disco era un elegantissimo e sofisticato mix di stili musicali che si allargavano dal soul al jazz con degli arrangiamenti orchestrali lussuosi che permettevano a Gaye di mettere in mostra tutta la sua capacità  di esplorare la sua voce come uno strumento aggiuntivo. I brani superavano la lunghezza standard dei classici 3 minuti ed inoltre si fondevano una dentro l'altra formando una unità stilistica ed emotiva come mai prima. Noostante tutte queste novità, "What's Going On" non solo fu un emorme successo, ma diede anche a Gaye tre singoli in classifica che superarono il milione di copie vendute ( "What's Going On", "Mercy Mercy Me" ed "Inner City Blues"). Marvin Gaye vinse la battaglia per la propria indipendenza artististica in maniera totale con questo album, aprendo anche le porte ad altri artisti dimostrando che i temi sociali potevano vendere anche con riferimento all'insegnamento cristiano, una sorta di procedimento inverso a quanto fatto due decadi prima da Ray Charles. I successi di Stevie Wonder degli anni 70 sarebbero difficili da immaginare senza che "What's Going On" aprisse la strada.
Per Marvin Gaye questa fu una vittoria che portò con sè non solo conseguenze positive. La sua estema sensibilità lo mise di fronte al fatto che aveva raggiunto una vetta talmente alta che non c'era altra strada percorribile se non quella della discesa. Sebbene abbia prodotto almeno un altro altro capolavoro come "Let's Get It On", in effetti gli anni che seguirono possono essere visti come tale, una lenta discesa verso un inferno personale che ha trovato la fine nello sparo di pistola che lo uccise per mano di suo padre alla vigilia del suo 45esimo compleanno.
Forse tanta bellezza è il frutto di tanta sofferenza, e solo da un "Anima divisa" (titolo della splendida biografia di Marvin Gaye scritta da David Ritz) poteva venir fuori. Quello che è certo è che in qualunque epoca ci si imbatte in un capolavoro come "What's Going On" non si può che essere contenti che un simile uomo abbia attraversato questo mondo lasciando una tale testimonianza del suo passaggio che lo ha conseganto all'immortalità.
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ARCADE FIRE - "The Suburbs"

06:22
L'uscita del terzo album degli Arcade Fire in piena estate ha, almeno per me, un grande vantaggio: non ci sarà una canzonetta orecchiabile a distrarre l'attenzione da un uscita così importante, regalando al disco un attenzione pressochè totale. A ben vedere, può essere anche uno svantaggio visto che lo scrutinio del disco sarà approfondito. Ancora prima che il disco uscisse, quello che mi ha colpito è lo strano titolo e la singolare copertina, che faceva capire che qualcosa di diverso bisognava aspettarsi. Ora che il disco è fuori e suona ininterrotamente nella mia macchina e nel mio ipod, ancora mi è difficile districarmi tra le emozioni che mi suscita e quindi trovare le parole giuste per descriverlo. Quello che è stato immediatamente percepibile è che, di fronte alla bellezza di "Funeral" e di "Neon Bible", "The Suburbs" è molto più coinvolgente ed immediato nonostante sia composto da ben 16 brani. La sequenza dei brani non lascia spazio ad un ascolto segmentato, e le canzoni sono piene di riferimenti e richiami a se stesse attraverso liriche che si ripetono, costruendo un' unità imprescindibile. La sensazione di essere di fronte ad un disco importante, uno di quelli che definisce una carriera artistica, che invecchierà mantenendo intatto il proprio fascino nei decenni a venire, diventa evidente ad ogni ascolto successivo. Le sedici canzoni di "The Suburbs" sono così ricche di idee da comprendere al loro interno anche divagazioni inaspettate come "Month of May" che sembra una melodia alla Pixies su di una base alla Ramones. Certo, il disco non suona avulso da quello che gli Arcade Fire ci hanno fatto sentire finora, ma la loro architettura sonora si è largamente ampliata e le sfumature diventanto tanto importanti quanto i colori. I sobborghi a cui si riferisce il titolo sono quelli in cui i due fratelli Win e William Butler sono cresciuti vicino a Houston, Texas,  ma a ben vedere vanno al di la di una semplice descrizione realista. La malinconia, il ricordo, il senso di noia o di attesa, il desiderio di fuga e la mancanza di speranza, potrebbero benissimo appartenere ai sobborghi dell'anima, all'intimità delle emozioni profonde di ogni essere umano. "The Suburbs", in questo senso, diventa la colonna sonora del nostro tempo nel modo in cui riesce ad intaccare il nostro sentire, una sorta di espressionismo simbolico che attraverso l'esterno costruisce un paesaggio specchio dell'anima. Ma anche se la sensazione generale è quella di un consapevole senso di sconfitta, proprio sul finale ( riprendendo la canzone di apertura cioè "The Suburbs") gli ArcadeFire ci fanno sapere che se avessero indietro tutto il tempo sprecato, semplicemente lo sprecherebbero di nuovo ed anzi, amerebbero proprio sprecarlo di nuovo. Non è quindi un elogio del passato, né un "si stava meglio quando si stava peggio" ma una voglia di capire se e quanto quello che siamo stati ci fa essere quello che siamo oggi.
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DELTA SPIRIT - "History from Below"

08:12
I Delta Spirit sono una band di San Diego, nata dalle ceneri di un gruppo emo chiamato Noise Ratchet. La nuova formazione però, ha decisamente virato verso un suono folk-rock, che in questo nuovo lavoro si è ulteriormente rafforzato essendo stato registrato in uno studio più professionale. Molto si deve alla scrittura del cantante Matthew Vasquez, che componendo i pezzi con la sua chitarra acustica, ha dato modo agli altri membri di lavorare agli arrangiamenti collettivamente. Il risultato è una piacevole miscela , con alcune incursioni più rockeggianti ("Garden State" e "Bushwick Blues") che mostrano un gruppo in una evoluzione promettente. L'album si apre con la canzone più "politica", "911" in cui si fa un po il punto della situazione critica attraversata dagli Stati Uniti, soprattutto in quelle zone che non sono alla ribalta ma che vivono in maniera diretta le conseguenze della crisi economica tra disoccupazione e mancanza di alternative se non quella di diventare soldati ed andare a combattere una guerra incomprensibile. Il resto si muove su territori più personali, che mostrano una sorta di consapevolezza delle contraddizioni dei sentimenti, come in "Bushwick Blues" quando cantano "Il mio amore è forte ma il mio cuore è debole". Il disco però non ha niente di nostalgico anche se, come i loro colleghi Dr. Dog, i Delta Spirit sono nipoti di Dylan e figli di Springsteen.
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