Sotterranei Sonori
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ARCADE FIRE - "The Suburbs"

L'uscita del terzo album degli Arcade Fire in piena estate ha, almeno per me, un grande vantaggio: non ci sarà una canzonetta orecchiabile a distrarre l'attenzione da un uscita così importante, regalando al disco un attenzione pressochè totale. A ben vedere, può essere anche uno svantaggio visto che lo scrutinio del disco sarà approfondito. Ancora prima che il disco uscisse, quello che mi ha colpito è lo strano titolo e la singolare copertina, che faceva capire che qualcosa di diverso bisognava aspettarsi. Ora che il disco è fuori e suona ininterrotamente nella mia macchina e nel mio ipod, ancora mi è difficile districarmi tra le emozioni che mi suscita e quindi trovare le parole giuste per descriverlo. Quello che è stato immediatamente percepibile è che, di fronte alla bellezza di "Funeral" e di "Neon Bible", "The Suburbs" è molto più coinvolgente ed immediato nonostante sia composto da ben 16 brani. La sequenza dei brani non lascia spazio ad un ascolto segmentato, e le canzoni sono piene di riferimenti e richiami a se stesse attraverso liriche che si ripetono, costruendo un' unità imprescindibile. La sensazione di essere di fronte ad un disco importante, uno di quelli che definisce una carriera artistica, che invecchierà mantenendo intatto il proprio fascino nei decenni a venire, diventa evidente ad ogni ascolto successivo. Le sedici canzoni di "The Suburbs" sono così ricche di idee da comprendere al loro interno anche divagazioni inaspettate come "Month of May" che sembra una melodia alla Pixies su di una base alla Ramones. Certo, il disco non suona avulso da quello che gli Arcade Fire ci hanno fatto sentire finora, ma la loro architettura sonora si è largamente ampliata e le sfumature diventanto tanto importanti quanto i colori. I sobborghi a cui si riferisce il titolo sono quelli in cui i due fratelli Win e William Butler sono cresciuti vicino a Houston, Texas,  ma a ben vedere vanno al di la di una semplice descrizione realista. La malinconia, il ricordo, il senso di noia o di attesa, il desiderio di fuga e la mancanza di speranza, potrebbero benissimo appartenere ai sobborghi dell'anima, all'intimità delle emozioni profonde di ogni essere umano. "The Suburbs", in questo senso, diventa la colonna sonora del nostro tempo nel modo in cui riesce ad intaccare il nostro sentire, una sorta di espressionismo simbolico che attraverso l'esterno costruisce un paesaggio specchio dell'anima. Ma anche se la sensazione generale è quella di un consapevole senso di sconfitta, proprio sul finale ( riprendendo la canzone di apertura cioè "The Suburbs") gli ArcadeFire ci fanno sapere che se avessero indietro tutto il tempo sprecato, semplicemente lo sprecherebbero di nuovo ed anzi, amerebbero proprio sprecarlo di nuovo. Non è quindi un elogio del passato, né un "si stava meglio quando si stava peggio" ma una voglia di capire se e quanto quello che siamo stati ci fa essere quello che siamo oggi.
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