Sotterranei Sonori
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I MIGLIORI ALBUM DELLA NOSTRA VITA

LUCIO BATTISTI
"Anima Latina" (1974)

Nel 1974, Lucio Battisti si trova in una posizione invidiabile rispetto a tutto il panorama della musica italiana. Il suo lavoro fino a quel momento è stato costellato da un successo dietro l'altro, con albums e singoli che sono entrati nell'immaginario collettivo. Tanto spontaneo nella composizione, quanto meticoloso nella realizzazione  in studio, Battisti ha trasformato il gusto musicale degli italiani riuscendo nell'impresa titanica di rendere accessibile a tutti (anche a quelli che lo criticavano in nome di un impegno politico e sociale mancante) un modo di concepire il pop come tradizione e sperimentazione. Chi comprava i suoi dischi si trovava immancabilmente di fronte a pezzi dall'impatto immediato vicine a cose dal sapore decisamente straniante. Da "Amore e non Amore" in poi (l'album che contiene canzoni cantate dal titolo corto e pezzi strumentali dal titolo lunghissimo) queste due anime hanno viaggiato parallelamente. Quello che rende "Anima Latina" un disco speciale, è proprio la fusione di questi due mondi in qualcosa di assolutamente unico in tutta la sua produzione. In "Anima Latina" non c'è nessun classico battistiano (di quelli che riempiono le compilation per intenderci) eppure è proprio qui che  Battisti e Mogol raggiungono un intesa perfetta.
Battisti trova ispirazione di ritorno da un viaggio con Mogol in Sudamerica, in cui i due visitano il Brasile e l'Argentina. Tutti gli stimoli accumulati durante il viaggio da l'occasione a Battisti di svincolarsi dalla concorrenza dei cosidetti "cantautori sentimentali" quali Baglioni o Cocciante che cominciavano a mietere successi seguendo le sue orme, spostandosi su un territorio più vicino al progressive della PFM, Banco o Orme senza però abbracciarne completamente la filosofia musicale. Se infatti la struttura dell'album può far pensare ad un concept (con brani che hanno una struttura svincolata dalla canzone classica e legate da intermezzi che riprendono le melodie delle canzoni principali), la musica e le liriche dell'album hanno poco a che fare con il progressive, cosi come poco ricordano le musiche dei paesi ai quali si ispira. Quello che viene fuori da questo intreccio di antico e moderno, acustico ed elettronico è un disco complesso e  mai complicato. Sin dalle note d'apertura di "Abbacciala, Abbracciali, Abbracciati" si capisce che qualcosa è cambiato. La voce messa così poco in risalto richiede uno sforzo maggiore nel comprendere i testi (che sono i migliori che Mogol ha scritto) mentre la musica diventa la vera protagonista. "Abbracciala" sembra un brano che ha l'atmosfera di un risveglio che ci porta verso "Due Mondi", l'unico brano che ha un sapore vagamente sudamericano, cantato in coppia con Mara Cubeddu. Con "Anonimo" però le cose prendono una piega diversa, con un brano che supera i sette minuti e che con i suoi cambi di atmosfera è il brano più complesso dell'album insieme a "Macchina del tempo" che virtualmente lo chiude. Ma c'è spazio anche per un ironica autocitazione de "I Giardini di Marzo"  suonata come una marcetta per banda, quasi a prendere le distanze dal proprio mito per ribadire che come artista, Battisti era sempre più avanti del suo stesso pubblico. Nel disco trovano ancora spazio momenti più vicini al Battisti classico come ne "Il Salame" ma anche ad un monumentale brano quale è la traccia che da il titolo all'album, vero e proprio capolavoro musicale e lirico.
Dopo "Anima Latina", Battisti  continuerà la sua lunga cavalcata di successi per tutti gli anni 70, ma non sarà mai più  in grado di essere così tradizionale e sperimentale come in questo album. Quando deciderà di averne abbastanza, farà a pezzi il proprio mito con quattro album dell'era Panella che punteranno decisamente alla sperimentazione avulsa da qualsiasi tradizione melodica italiana. "Anima Latina" rimane quindi un pezzo unico, non solo nella discografia di Battisti, ma anche nell'intero panorama della musica popolare italiana. Rimane sempre il dubbio di quale sarebbe stata l'importanza di Battisti se non fosse stato limitato dal fatto di essere italiano.  A me piace pensare, almeno per una volta, che sono gli altri che si sono persi qualcosa.
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