Sotterranei Sonori
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ROBERT PLANT - "Band of Joy"

Dopo il clamoroso successo di "Raising Sand" del 2007 insieme ad Alison Krauss, Robert Plant continua la sua esplorazione musicale dentro il ventre della musica del ventesimo secolo (soprattutto quella americana), con la cura di un archeologo capace di riportare alla luce e far splendere brani di un passato remoto e prossimo, grazie ad una poduzione certosina messa a servizio della sua interpretazione perfetta. Affidandosi alle cure  sonore di Buddy Miller ed impiegando musicisti dell'area di Nashville (la capitale del country per intenderci), "Band of Joy" ha una impatto più immediato del suo sofisticato predecessore , ed indipendentemente dal repertorio scelto, l'unità stilistica percorre tutto l'album sia che Plant canti un vecchio gospel ("Satan Your Kingdon Must Come Down") sia che interpreti due brani dei Low tratti dal loro album "The Great Destroyer" del 2005 ("Silver Rider" e "Monkey"). Usando poi il nome della sua band pre-Zeppelin  (Band of Joy per l'appunto),  si ha la netta sensazione che Plant abbia trovato la sua personale strada di espressione musicale, puntando tutto sulle sue doti interpretative piuttosto che su quelle compositive, seppellendo all'apparenza qualsiasi speranza di una reunion con la storica band. Non si tratta, ovviamente, di un abiura. Il paragone infatti, suggerito dallo stesso Plant, accosta "Band of Joy" a "Led Zeppelin III", nella felice convivenza di sonorità acustiche ed elettriche. L'approccio con cui Plant e Miller (con l'aiuto di Patty Griffin ad impreziosire il canto) riescono a far convivere brani che vanno dai Los Lobos ("Angel Dance") a Richard Thompson ("House of Cards) passando per sconosciuti brani r&b ("You Can't Buy My Love") o poemi del diannovesimo secolo ("Even This Shall Pass Away") sono la dimostrazione di come si possa proiettare nel futuro la gloria del passato. Passati i sessant'anni, Robert Plant continua a dettare la propria agenda senza curarsi minimamente di quello che il pubblico vorrebbe e questa prova di indipendenza risulta molto più soddisfacente di una semplice celebrazione di un vecchio mito.
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