Sotterranei Sonori
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JOHN MELLENCAMP - "No Better than This"

C'è un aspetto estetico che circonda il nuovo album di John Mellencamp che risulta tanto importante quanto le 13 canzoni che compongono l'album. Quello che era nelle sue intenzioni (ed in quelle del suo partner T-Bone Burnett) era quello di ricreare l'atmosfera dei dischi come si facevano prima o durante l'avvento del rock'n'roll. In una sorta di rifiuto totale della modernità, quindi, il disco è stato registrato con un solo microfono intorno al quale hanno suonato tutti i musicisti, e con apparecchiature degli anni 50. Il disco quindi è in mono. Non contento di ciò, ad aggiungere un aura sacra sono i luoghi in cui Mellencamp ha deciso di registrare questi pezzi che comprendono i leggendari Sun Studios di Memphis (quelli dove hanno registrato Elvis Presley, Johnny Cash, Jerry Lee Lewis, Carl Perkins, Roy Orbison etc), la First African Baptist Church e, come ciliegina sulla torta, la stanza 414 del Gunter Hotel di San Antonio, la stanza cioè in cui ha inciso proprio il grande Robert Johnson. Tutto questo sarebbe già stato sufficiente a far parlare dell'album, se non fosse che Mellencamp sembra aver assorbito da quei posti un ispirazione genuina che lo ha portato a pubblicare uno dei suoi album più belli. L'album è avvolgente come una coperta calda in una notte d'inverno, e sin dalle prime note di "Save Some Time to Dream" si capisce che saremo testimoni di un passato che seppur archiviato, parla ancora con voce forte ed originale. Il folk, il rockabilly, le venature blueseggianti, sono ancora presenti in molti gruppi moderni, ma in questo disco così diretto, ci ricordano la vera funzione della musica popolare, quella cioè di raccontare la vita così com'è, così come la vivono tutti e che quindi tutti possono capire. Meglio di così, insomma, proprio non si poteva.
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