Sotterranei Sonori
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I MIGLIORI ALBUM DELLA NOSTRA VITA

PRINCE 
"Purple Rain" (1984)

Allora...cercherò di essere conciso ed obiettivo parlandovi di uno dei più grandi artisti che abbia mai cavalcato le scene della musica rock (ecco, già ho perso la sfida!). Pensando e realizzando "Purple Rain", Prince si prepara consapevolmente ad entrare nel mondo delle superstars. L'operazione che conprende l'omonimo film (di cui il disco dovrebbe essere la colonna sonora, facendole avere anche il titolo di più bella colonna sonora mai realizzata) riesce alla perfezione, vendendo, solo negli Stati Uniti, più di dieci milioni di album e scalzando dal primo posto della classifica di Billboard niente meno che "Born in the U.S.A" di Bruce Springsteen rimanendo in vetta per ben ventiquattro settimane consecutive. Tutto questo senza rinunciare alla sua costante ricerca musicale fatta di una fusione di funk, soul,  rock e new wave, aggiungendo però una forte dose pop, tanto quanto basta a rendere appetibile l'album ad un pubblico maggiore che finalmente ne riconoscerà la grandezza.
"Purple Rain" è l'album numero sei di Prince ed il primo che vede l'esordio della sua nuova band "The Revolution". Questo divedere e condividere la composizione dei brani con altri, da all'album un sapore diverso da tutto il lavoro precedente. Mentre cioè fino a "1999" si ha una netta distinzione tra il lavoro di studio ed il live, con "Purple Rain" questa differenza viene quasi del tutto azzerata perchè alcune tracce, compresa quella che da il titolo all'album, sono in realtà pezzi registrati dal vivo.
Ovviamente, l'album non può essere semplicemente considerato una colonna sonora. Sebbene Prince avesse lavorato duramente alla stesura del copione, sottoponendosi anche a lezioni di recitazione, il film non è certo un capolavoro (anche se era dai tempi di "A Hard Day's Night" dei Beatles che un film musicale non otteneva quel tipo di successo commerciale). In sole nove tracce, Prince ed i Revolution riescono a costruire un album talmente coeso, fluido, eterogeneo e stravagante che è impossibile non ascoltarlo dall'inizio alla fine. Una delle intuizioni geniali di Prince si ha in "When Doves Cry", in cui, in fase di missaggio, elimina completamente la traccia del basso e, scegliendolo come singolo, fa una mossa alquanto ardita per un artista di colore. Questa è solo la cosa più evidente di tutte le invenzioni che percorrono il disco. Prince aumenta notevolmente la dose di chitarra elettrica e di assoli (vedi il finale di "Let's Go Crazy" per non parlare di "Purple Rain") aumentando anche la sua fama di strumentista. Anche se i testi rimangono allusivi, mischiando sacro e profano, amore e sesso, è da ricordare come proprio per "Darling Nikki", la moglie dell'allora senatore Al Gore, inizierà una crociata che culminerà con l'applicazione del controverso "Parental Advisory" sticker sulle copertine degli album che contenevano testi espliciti (anche se Prince era stato decisamente più esplicito in precedenza con titoli di canzoni quali "Jack U off", "Head" o "Soft and Wet"). E pensare che questa volta aveva solo descritto una scena in cui incontra la suddetta Nikki nella hall di un'albergo mentre si masturbava leggendo una rivista!
Il disco venne seguito da un tour trionfale, ma anche da quel paragone che Prince ha sempre trovato insopportabile con Michael Jackson come re del pop (e a detta di molti Jackson era molto più ossessionato da Prince che non viceversa). Prince infatti si è sempre considerato un musicista degno di essere paragonato a Miles Davis e John Coltrane, e questa sua arroganza, supportata però da una musicalità straordinaria, lo ha sempre portato a percorrere strade diverse e personali senza badare più di tanto al successo commerciale, conducendolo inevitabilmente verso una carriera che può essere vista sia come una sorta di autodistruzione dettata dall'ego o come l'approdo verso un sublime stato di musicista puro.
Una volta pubblicato "Purple Rain" infatti, Prince non ha mai cercato di replicarlo, ma ne ha utilizzato il potere derivante dall'enorme successo conseguito, per imporre le proprie visioni musicali ad una multinazionale come la Warner, che però si prenderà la sua rivincita quando le vendite cominceranno a calare costringendo Prince a pubblicare album di scarti solo per estinguere i suoi obblighi contrattuali, pagando il prezzo della propria libertà artistica con un enorme calo di popolrità.
Comunque la pensiate sulle stranezze che seguirono (il temporaneo cambio di nome prima con T.A.F.K.A.P. e poi con un impronunciabile simbolo, le performance con la scritta SLAVE sulla guancia, la sua conversione ai testimoni di Geova, l'ossessione verso il frutto del proprio lavoro che lo hanno portato anche a denunciare i fans etc.) nulla può intaccare lo straordinario livello raggiunto da Prince con "Purple Rain", non soltanto sbaragliando tutta la concorrenza delgi anni '80 ma iscrivendo il suo nome nell'albo degli artisti fondamentali che hanno fatto del rock la forma di espressione più originale ed innovativa della seconda metà del ventesimo secolo.
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