Sotterranei Sonori
Blog settimanale di informazione musicale

10 ANNI DI MEMORIA

Appena entrati nel terzo mese della seconda decade del nuovo millennio, cominciano a fiorire classifiche sui migliori dischi degli anni zero (ma nel 2060 come li chiameremo? non di certo i migliori dischi degli anni 60!).
Francamente, nonostante il gioco mi ha sempre trovato complice e mi diverte, trovo abbastanza arbitrario stabilire l'importanza storica di un disco che è uscito da meno di 5 anni.
Non sorpende affatto quindi se l'album più bello del passato decennio risulta essere "Kid A" dei Radiohead uscito proprio nel 2000. Devo ammettere che è un disco che non ho affatto amato quando è uscito. All'epoca pensavo che si trattasse di un disco in cui i Radiohead avevano scientificamente sabotato la loro predestinazione a diventare gli U2 del nuovo decennio dopo il clamoroso exploit di "Ok Computer" (disco che invece ho profondamente amato).
A dieci anni di distanza invece, "Kid A" è la riprova, semmai ce ne fosse bisogno, che i dischi "importanti" hanno bisogno di tempo per essere capiti, anche da chi trova un disco bello al primo ascolto. Una critica infatti, per essere efficace, deve coniugare il gusto personale con l'onestà intellettuale che ci permette di ammetere gli sbagli oltre che gioire per la nostra visione lunga.
Quindi, per ritornare al tema, eccomi qui ad iniziare la settimana con una lista di dischi del decennio passato che sono importanti solo per me, senza ordine, senza classifica ma con un criterio: cioè il disco che mi ha entusiasmato di più per ogni anno di questo decennio.

2000 - COLDPLAY
"Parachutes"
Se fossimo stati ancora nell'era del vinile questo disco avrebbe avuto i solchi consumati dalla puntina per quante volte l'ho ascoltato. E' stato un disco così sorprendente per la maturità stilistica che sembrava che i Coldplay avessero inciso canzoni per anni. Si sentivano gli echi dei Radiohead melodici ma soprattutto a me ricordavano molto i Pink Floyd melodici. "Yellow" e "Trouble" andavano forte ma le mie canzoni preferite erano la scarna ballata iniziale di "Don't Panic" e la malinconica "We Never Change". Nonostante ho continuato a seguirli fino ad oggi, quell'effetto sorpresa non è più tornato. i Coldplay non sono riusciti a spingersi molto più in la di quanto avevano fatto con questo con discoma è poi cosi importante?


2001 - THE STROKES
"Is this it?"
"Ma come è possibile che il più bel disco dell'anno suoni come come uno dei Velvet Underground?" Così diceva il mio amico giornalista Guido Bellachioma, e lo diceva lamentandosene. Ma qell'anno gli Strokes erano sulla bocca di tutti e molto lo si doveva al fatto che erano riusciti nell'impresa di far parlare nuovamente di New York City non per l'attacco alle torri gemelle. In effetti dei Velvet c'era parecchio ma non era una copia. Mancava tutta la genialità sperimentale di Lou Reed e ancor di più di John Cale ma era una ventata di aria fresca che non si respirava più dai tempi di "Nevermind". Canzoni corte, tirate, cantanto strascicato, affreschi cittadini, ed una stoccata alla polizia newyorkese. Tutto già sentito ma tutto così maledettamente affascinante.


2002 - RED HOT CHILI PEPPERS
"By the Way"
Ho amato questo disco al primo ascolto perchè non era affatto come me l'aspettavo. Mi aspettavo le solite tirate funk and rock che pur avevo amato tanto in "Blood, Sugar Sex Magic" ma che poi mi avevano deluso in "One Hot Minute" ed un po' stancato in "Californication".Ma qui i Red Hot scrivono canzoni con stili ed arrangiamenti cosi diversi tra loro che era un piacere scoprire che potevano essere energici e vitali anche suonando il basso senza "slappare".C'era la voglia di andare oltre, di scrivere qualcosa che assomigliasse di più ad una ricerca musicale invece di una semplice asserzione del loro talento. Con il seguente "Stadium Arcadium" si cimenteranno anche nell'opera monumentale di emulare il "White Album" con tutti i pregi e tutti i difetti ma sembrava più un passo indietro date che "By the Way" era il loro "Abbey Road"


2003 - OUTKAST
"Speakerboxxx/The Love Below"
Ho un ricordo vivissimo della prima volta che ho visto il video ed ho ascoltato "Hey Ya!". Ho subito pensato che sarebbe stata la canzone del decennio e, qui scusate la modestia, credo proprio che lo sia. Vi ricordate la pubblicità delle fruitjoy in cui si dice "Sei capace a mangiare una di queste senza masticare?" Beh, di "Hey Ya!" si potrebbe dire "Sei capace ad ascoltare questa canzone senza ballare?" tanto è irresistibile. L'ho sperimentato personalmente in tutti i locali newyorkesi; era la canzone del buon umore. E poi la trovata geniale di pubblicare un album doppio a nome Outkast quando tutti li davano ormai per sciolti me li ha resi ancora più simpatici. Tutte le stravaganze di Andre 3000 sembravano ai miei occhi la somma sconclusionata di George Clinton e Prince e quindi non avrei saputo come allontanarmene. Perchè a distanza di tempo, devo dire, la parte più hip hop dell'album, quella di Big Boi per intenderci, non ha mai fatto breccia in me. Sicuramente non è il loro album migliore ma con quel singolo avrebbe fatto furore anche se il resto fosse stato scritto da Gigi D'Alessio.


2004 - FRANZ FERDINAND
"Franz Ferdinand"
Il 2004 è stato l'anno in cui mi sono trasferito a New York. La mia eccitazione era alle stelle per tanti motivi, uno dei quali era che sarei potuto entrare in un negozio di dischi e trovare finalmente tutte le novità discografiche celebrate dalla critica e addirittura a dei prezzi che erano più bassi anche di quanto li pagavo io lavorando in un negozio di dischi. E poi le colonnine delle novità del Virgin Megastore di Union Square (ora chiuso!!!) erano una tappa obbligata tutti i martedi. Quando quindi ho letto dei Franz Ferdinand me li sono andati a sentire con una lista di altri cd da ascoltare. Ma non sono riuscito ad ascoltare altro. Ho ascoltato l'intero disco e non volevo disperdere quella sensazione di piacere provata nell'ascoltare quel disco rock che mi faceva ballare. "Take me out", secondo me, è ancora oggi il loro pezzo più bello.


2005 - SUFJAN STEVENS
"Come on Feel the Illinoise"
Con questo disco ho pienamente realizzato il fatto che stavo vivendo fuori dell'Italia. Sufjan Stevens ha cominciato ad incidere nel 2000 ed io non ne avevo mai sentito lontanamente parlare. Sembrava anche un nome strano per prenderlo sul serio. Però ero rimasto affascinato dall'idea che seguiva un progetto altamente difficile da terminare: scrivere cioè un album per ogni stato degli Stati Uniti. Sembrava quasi una scaramanzia per avere una lunga carriera. E invece...una valanga di idee brillanti, un opera degna della follia compositiva di Brian Wilson, con intermezzi e canzoni orchestrali o solo chitarra acustica, e strumenti che entrano da tutte le parti come se non riuscisse più a fermarsi. Poi quei titoli delle canzoni così lunghi da far sembrare i titoli dei film di Lina Wertmuller delle monosillabe! Una vera e propria goduria, e questo è solo il secondo stato preso in esame (Il primo era il Michigan).


2006 - AMY WINEHOUSE
"Back to Black"
Dopo "Hey Ya", "Rehab" rimarrà una delle canzoni di questo passato decennio. Ma tutto l'album dava da un lato questa sensazione gioiosa degli anni d'oro della Motown ma dall'altra la sofferenza con cui Amy Winehouse cantava le sue peripezie la facevano assomigliare più ad una nuova Nancy che questa volta era decisamente più importante del suo Syd. Purtroppo la sue canzoni erano così vere che poi in rehab c'è dovuta andare per forza, lasciando uno spazio prontamente occupato da Lily Allen, Kate Nash e Lady Gaga. Ma mentre queste ultime appaiono forti e decise nelle loro provocazioni, ad Amy Winehouse mi ci sono affezionato anche per la sua sguaiataggine che riusciva a farti fare un sorriro, scrollare un po la testa per l'incredulità ma sempre continuando a sperare che almeno la musa rimanesse dalla sua parte a tenerla con noi.


2007 - OF MONTREAL
"Hissing Fauna, Are You the Destroyer?"
Questo è sicuramente uno dei dischi più singolari che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni. Sono rimasto affascinato dalla sua atmosfera acida, dalle sbilenche melodie, dai ritmi elettronici quasi dance di alcuni brani brani e dalle evocazioni quasi oniriche di alcuni altri. Ma quando sono andato a vedere i testi, allora il disco mi ha completamente catturato e non mi ha lasciato più. Il disco si è infatti un ghigno sarcastico ed acuto sull'osservazione delle cose che ci circondano e come ci fanno sentire dentro. Una citazione per tutte dal brano "Groenldandic Edit": "Sono soddisfatto di nascondermi a casa del nostro amico e di uscire una volta al giorno per fare un po di spesa. Di giorno ho la mente assente e di notte incontro nuove ansietà. Allora mi sto auto cancellando? Spero di no. Immagino sarebbe bello donarmi completamente ad un Dio ma quale, quale scegliere? Tutte le chiese piene di perdenti, psicopatici e confusi mentre nella mia io voglio solo trattenere il divino e dimenticare tutto lo spreco della bellezza".
Amen.


2008 - VAMPIRE WEEKEND
"Vampire Weekend"
"Cape Code Kwassa Kwassa" mi ha subito fatto addrizzare le orecchie: quattro ragazzi dalla Coumbia University che rendevano omaggio alle sonorità etniche percorse da Paul Simon in "Graceland" citando anche Peter Gabriel nel testo non potevano non attirare la mia attenzione. Quindi è cominciata l'attesa per stabilire se quello era stato solo un colpo di fortuna. Quando finalmente è uscito l'album all'inizio del 2008 si è capito al primo ascolto che c'era tanta sonstanza. Le canzoni erano tutte brillanti, immediate a concise. Era il punk che aveva spostato la sua attenzione dal reggae giamaicano al pop africano creando un ibrido altamente concettuale. Questo mondo veniva anche ribaduto dalle invenzioni nei testi, che svelano il mondo al quale questi ragazzi appartengono mettendo in rima "Louis Vitton" con "Raggeton" e "Benetton". Loro chiamano il loro stile "Upper West Side Soweto" e per loro è stato coniato il termine di Ivy League Rock (rispetto al più generico college rock). Già solo il fatto di aver inventato un termine per identificare la loro musica è motivo di soddisfazione; se poi aggiungiamo che è perfettamente azzeccato per gioiellini come "Mansard Roof", "Oxford Coma" e "A-Punk" allora credo che in futuro saremo in buona compagnia.


2009 - U2
"No Line on the Horizon"
Sicuramente gli U2 di questo passato decennio non hanno inventato niente di nuovo. Ma se è vero che da un lato si è parlato per ogni loro uscita come di un ritorno al passato più rock ed immediato, dall'altra si è cercato di liquidarli frettolosamente come autocelebrazione o peggio ancora autoparodia senza niente da dire.A me pare che nessuna delle due definizione sia comprensiva di quello che in realtà oggi gli U2 rappresentano. ll rock immediato è in mano ai giovani gruppi inglesi come gli Arctic Monkeys mentre le sperimentazione elettroniche sono quasi di competenza esclusiva dei Radiohead. Gli U2 hanno cercato di trovare una strada personale che non erano riusciti a definire perfettamente fino a qui. Ma "No Line on the Horizon" sembra una perfetta somma di tutte le strade che hanno percoso. C'è ancora tanta voglia di suonare e di farlo bene, da professionisti, certo, per un pubblico adulto, certo, ma anche noi abbiamo diritto ai nostri 15 minuti di celebrità.

Bene. Dopo questa lista del tutto arbitraria di dischi che sono stati emotivamente importanti per me, aspettiamo che il nuovo decennio chiarisca e dia spessore alla musica che ci ronza ancora fresca nelle orecchie.
E a voi quali disci vi hanno accompagnato?

1 commenti:

Complimenti Mario, le tue righe mi colpiscono per la lucidità e la preparazione con cui sono scritte al punto che ogni mio commento tecnico sembrerebbe pleonastico o superficiale. Cito solamente una delle poche cose che mi ha colpito (musicalmente parlando) di questo decennio, ovvero i dischi dei cari Offlaga disco pax - "Socialismo tascabile" (2005) e il conseguente "Bachelite" (2008) che dalla terra di Orietta Berti (a tal proposito cito la loro "Piccola Pietroburgo") probabilmente non sono riusciti ad arrivare sino alla grande mela.
Ti rinnovo comunque i miei complimenti e a vederci presto, magari alla tua prossima mostra.

Stefano (il ragazzo di Silvia)


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