Sotterranei Sonori
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FIELD MUSIC - "Field Music (Measure)"

Tre anni fa mi sono imbattutto in questo gruppo inglese quando avevano dato alle stampe il loro "Tones of Town", incuriosito dal fatto che le recensioni li mettevano sulla scia della migliore tradizione del pop inlgese che passa dai Beatles via XTC. Il disco mi colpì moltissimo ed i critici avevano ragione. Amando i Beatles alla follia ed essendo un grande estimatore degli XTC ho ascoltato il disco per settimane durante le mie traversate nella metropolitana newyorkese. Era anche un periodo in cui uscivano tantissimi gruppi interessanti dal Regno Unito, tutti più o meno attesi alla seconda prova e tutti decisamente considerati più hip (Arctic Monkeys, Maximo Park, Bloc Party). "Tones of Town" quindi, nonostante le buone recensioni, non ottenne un gran successo.
I fratelli Brewis si sono quindi presi del tempo, formando due gruppi distinti per inseguire le loro idee musicali. Ed ora ritornano con questo "Field Music (Measure) nel quale danno sfoggio di tutto quello che hanno imparato. Per farlo ci regalano (Attenzione! Attenzione!) niente meno che un album doppio! Una cosa d'altri tempi vista la deficienza di attenzione provocata dall'avvento dell'ipod in ognuno di noi. Ma i Field Music sembrano avere questo pericolo bene in mente e per scongiurarlo hanno creato un capolavoro.
Se è vero che il metro di giudizio degli album doppi si misura sull'album bianco dei Beatles allora anche questo disco è esattamente come la sua copertina: schizzi superbi di colore su di un pentagramma a formare qualsiasi cosa volete vederci. Le venti canzoni che compongono il disco sembrano uscite da una jam session in cui si sono alternati Paul McCartney e Brian Wilson, Jimmy Page e Jimi Hendrix, Prince, gli XTC ed i Pink Floyd.
Le canzoni cambiano continuamente direzione, ritmo, umore e tutte contenute nello spazio di meno di 4 minuti. Proprio mentre credi di aver catturato una linea melodica od un ritmo interviene una sorpresa, una virata in cui entrano nuovi elementi che suonano familiari ma che non si ha il tempo di collocare e quindi vogliono essere riascoltati ancora.
Ma in questo zapping musicale nella storia della musica rock non c'è niente di stonato e la sua apparente frammentarietà diventa una consistenza stilistica. Superato il primo impatto di completo spaesamento ci si lascia trasportare in questa montagna russa musicale con la curiosa aspettativa di vedere quante discese e salite sarà ancora in grado di prendere.
Mi capita molto spesso, dato il mio amore per la musica, di ascoltare dischi belli od interesanti; raramente mi capita di ascoltare un disco di cui mi innamoro. L'ultima volta è successo con "Illinois" di Sufjan Stevens; ora è successo di nuovo. Qesto, per me, è il primo capolavoro del nuovo decennio.









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