Sotterranei Sonori
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BROOKLYN BROOKLYN TAKE ME IN



"Brooklyn, Brooklyn, accoglimi" cantano gli Avett Brothers in "I and Love and You", canzone che da il titolo anche al loro ultimo lavoro. La citazione mi serve per parlare di quella che sembra essere ormai una certezza: Brooklyn è diventata il centro della musica indipendente americana.
Non esiste un sound unico delle bands che hanno fatto di Brooklyn la loro casa, ma esiste qualcosa che sembrava essere scomparso: un senso di appartenenza ad una comunità speciale che da alla musica una credibilità ed autenticità legata al contesto territoriale. I vari musicisti dei vari gruppi interagiscono molto tra di loro, frequentano gli stessi locali, calcano gli stessi palchi e quindi, anche se suonano musiche diverse, finiscono per influenzarsi a vicenda. La loro quasi totale appartenenza ad etichette indipendenti ne rinforza l'idea di artisticità e di libertà espressiva in netta contrapposizione con le produzioni delle majors ormai agonizzanti. I diversi generi musicali prodotti vengono uniformati dall'idea di sperimentazone e di contaminazione che sono tratti tipici di tutti i gruppi che sono venuti alla ribalta.

Sia che si tratti delle sofisticate atmosfere dei Grizzly Bear, o delle intricate architetture sonore dei Battles, delle influenze orientaleggianti dei Gang Gang Dance e degli Yeasayer o delle armonie vocali degli Animal Collective fino alla neo psichedelia degli MGMT (uno dei pochi gruppi ad incidere per una major) tutto sembra venire da una radice comune. Questi gruppi infatti si preoccupano poco di creare l'hit single e puntano invece ad un idea di progetto sonoro che li distingue e li accomuna allo stesso tempo.

Una menzione speciale va fatta per i TV on the Radio. Il fatto che siano prevalentemente afroamericani non è una differenza di poco conto. Le influenze qui infatti includono jazz, soul, hip hop fino al doo woop il tutto filtrato da una sensibilità indie rock che probabilmente li fa essere una spanna avanti a tutti gli altri. Se infatti questo contagio e questa idea del Brooklyn sound si espandesse alla comunità afroamericana su larga scala, allora forse assisteremo in futuro non solo ad un fenomeno benvenuto ma anche a qualcosa di completamente nuovo.










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