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I MIGLIORI ALBUM DELLA NOSTRA VITA

RADIOHEAD
"Ok Computer" (1997)

"Ok Computer" non è soltanto l'album di svolta dei Radiohead ma è anche l'album che ci introduce nel nuovo millennio, seppur con qualche anno in anticipo. Se, infatti, gli anni novanta iniziano nel 1991 con "Nevermind" dei Nirvana, finoscono proprio con questo album.
I Radiohead infatti danno il colpo mortale sia al brit pop che al grunge, due generi che, seppur con le loro differenze, escludevano qualsiasi forma di contaminazione con la musica elettronica che negli anni 90 aveva sviluppato una sua entità autonoma e contrapposta al rock.
Ovviamente, i Radiohead non erano i soli a seguire questa strada ma lo fecero indiscutibilmente meglio degli altri. "Ok Computer" infatti, è a tutti gli effetti un disco rock ma i suoi riferimenti e rimandi sono talmente ampi da elevarlo al rango di classico moderno. Quello che i Radiohead faranno in seguito, sarà un approfondimento consapevole del lavoro fatto qui e, sebbene molti considerano "Kid A" come la vera svolta e il capolavoro del gruppo, niente sarebbe stato possibile senza "Ok Computer".
Considerati all'inizio come un gruppo dal successo fortuito, ("Creeps" fu un successo prima in America a poi nel Regno Unito dove al'inizio venne completamente ignorato) e poi come possibili continuatori dell'epopea degli U2, i Radiohead decisero di prendere in mano il proprio destino di gruppo allontanandosi volontariamente dalle tensioni da studio e registrando da soli senza l'aiuto di un produttore. Il coinvolgimento di Nigel Godrich alla produzione infatti, è una posizione conquistata sul campo.
Nel costruire il loro ambiente di lavoro, i Radiohead sfruttarono la mancanza di pressione da parte della EMI per sperimentare ed includere tutte le influenze musicali che fino a quel momento erano state solo accennate nei due album precedenti. Secondo Tom Yorke, il punto di partenza sarebbe addirittura "Bitches Brew" di Miles Davis  che descrive così alla rivista Q: "un suono terrificante ed incredibilmente denso". Poi ci sono le suggestioni cinematografiche alla Morricone, quelle del compositore classico moderno Penderecki tanto amato da Greenwood senza però dimenticare Beatles e Beach Boys o i sampler ritmici di DJ Shadow nella iniziale "Airbag".
La cosa straordinaria è che i Radiohead, nel tentativo di cimentarsi con queste influenze ne reinterpretano lo spirito creando un suono del tutto originale proprio grazie alle loro mancanze. L'approccio libero musicale, si accompagna anche ad un diverso approccio lirico, che rende "Ok Computer" un opera unitaria anche senza essere un classico concept disc. La prospettiva senbra essere quella della distanza, dell'osservazione lontana e critica della condizione umana all'interno della società moderna. Una distanza che viene resa perfettamente in "Fitter Happier" in cui le parole vengono fatte recitare dall'applicazione Simple Text di un Machintosh. Ma in realtà, il cantato di Yorke rende questa distanza dolorosamente emotiva e coinvolgente, e le immagini frammentarie ed ermetiche restituiscono pienamente la sensazione di spaesamento, paura, e confusione dell'uomo moderno che sono oggi ancora più valide.
Il successo di "Ok Computer" insomma, non era affatto scontato. Avrebbe potuto relegare i Radiohead ad un gruppo di nicchia. La scelta di far uscire come primo singolo "Paranoid Android", lungo più di sei minuti e dalla struttura musicale complessa (quindi con la possibile esclusione dai circuiti radiofonici) lasciava però capire quando i Radiohead fossero consapevoli del materiale che avevano tra le mani. Infatti divennero il gruppo da seguire, da imitare, raggiungendo  un successo enorme e ponendo le basi per tutta una serie di gruppi che sarebbero poi usciti negli anni 2000 (Coldplay in testa, da molti considerati, secondo me ingiustamente, i Radiohead dei poveri).
Oggi i Radiohead hanno conquistato un posto di prestigio nel panorama del rock, rendendoli inimitabili e quasi sacri. La loro distanza dal carosello pop odierno ha fatto si che la loro integrità artistica venga percepita come il baluardo dell'autenticità, dell'indipendeza e della libertà artistica anche se ben consapevoli della contraddizione insità nel loro ruolo di rockstar. "Ok Computer" resta il fondamento su cui si è costruita tutta la parabola artistica della stella dei Radiohead e di tutti i loro satelliti.

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